Jul
27
2014
Senza riforma l'Italia precipita nel vuoto
L'intervista pubblicata su "Cronache del garantista"

Il dibattito sulla riforma costi­tuzionale è ufficialmente in in stallo fino a martedì, quando riprenderà nell'aula del Senato. Tuttavia i pontieri di maggioran­za e opposizione sono all'opera per tenere aperti ¡margini di ne­goziato. Giorgio Tonini, senatore Pd, ascoltato consigliere di Renzi, ragiona con il Garantista sulle prospettive della riforma e più in generale dell'impasse politico in corso.

-C'è ancora una chance per un ac­cordo o dal "muro contro muro" non ne usciamo?

I relatori della riforma stanno pro­vando a elaborare degli emenda­menti che possano accorciare le distanze. Noi però abbiamo posto una condizione: che per entrare nel merito di ogni seria'trattativa vengano rimossi gli emendamen­ti ostruzionistici.

-L'ostruzionismo resta idi proble­ma malgrado l'applicazione del­la cosiddetta tagliola.

Con il contingentamento dei tem­pi abbiamo in parie attutito il col­po dell'ostruzionismo ma per co­me stanno ancora le cose è impro­babile che si possa chiudere entro l'8 agosto. Peraltro in Senato ri­schia di andare in onda una sce­na di una noia mortale: un votificio senza dibattito e discussione. Ma al muro contro muro è arriva­to chi. presentando 8mila emen­damenti, ha detto subito "no" al dialogo.

- Le opposizioni sarebbero dispo­ste a togliere gli emendamenti a una condizione: che cediate sul Senato elettivo.

E' una richiesta semplicemente irricevibile: non per cattiveria ma perché così si tornerebbe per la direttissima al bicameralismo. Ci sono paletti che non intendeva­mo mettere in discussione sin dall'inizio, imo di questi era il su­peramento del bicameralismo. La non elettività non è un capriccio della maggioranza. Oggi la fiducia al governo la danno entrambe le camere. Domani potrà darla solo la Camera dei deputati. Oggi le due camere legiferano entrambe, il nuovo testo prevede che ci sia la netta prevalenza della Camera dei deputati, salvo le materie co­stituzionali e alcune altre questio­ni generali, Parlare di un Senato dei nominati è solo pessima pro­paganda. Germania, Gran Breta­gna, Spagna, Polonia Francia han­no un sistema bicamerale: in nessuno di questi Paesi, tranne che in Polonia, la seconda Camera è di­rettamente elettiva. Non mi risul­ta che in questi Paesi ci sia il fa­scismo.

- Su quali temi è possibile trattare?

La questione delle garanzie per esempio. C'è chi dice che il siste­ma è squilibrato dal punto di vi­sta delle garanzie costituzionali in riferimento all'elezione del presidente della Repubblica. Una strada potrebbe essere l'amplia­mento del collegio dei grandi elettori. Già così per la verità il Senato delle regioni attutisce l'ef­fetto maggioritario, può infatti succedere che la maggioranza delle regioni abbia mia maggio­ranza diversa da quella nazionale. Tuttavia se a questo bilanciamen­to si vuole aggiungere il lodo Gotor, ossìa chiamare all'elezione del presidente settanta eurodepu­tati, c'è disponibilità a farlo da parte del governo

 

-La Lega pone il problema del referendum

C'è la richiesta ad abbassare il nu­mero delle firme necessarie. Si può ragionare anche di questo. Anche se ciò che aiuta il succes­so di un referendum è il raggiun­gimento del quorum, che con la riforma si otterrebbe con la metà più uno dei votanti alle prime elezioni politiche.

 

-Ammetterà che il bacino da cui verranno pescati i nuovi senatori -le regioni-non gode di molta popolarità. Le Marche, l'ultima regione non taccata da scandali, sono state indagate ieri.

C'è talmente dal vero in questa impressione di Renzi voleva il Senato dei comuni, dove peraltro affondano le vere radici dell'Italia e dove i sindaci, a differenza dei consiglieri regionali, hanno un livello di popolarità mediamente  alto. Ciò detto resta il fatto che le regioni, a differenzadei comuni, legiferano. Con chi deve dialogare lo Stato centrale se non con loro?

 

-Un sondaggio Swg ieri diceva che la maggioranza degli italiani sostiene il governo sulla riforma: la si faccia e ci si occupi di lavoro, dicono. E' sorpreso di questo dato?

Gli italiani sanno benissimo come stanno le cose: esigono istutuzioni democratiche, snelle e funzionanti. E vogliono stabilità politica. Vede Angela Merkel governa la Germania da nove anni: quanti presidenti del Consiglio ha visto passare sotto i ponti del Tevere? Io credo che siano troppi. E in Germania non c'è il fascismo.

 

-Grillo dice che il fascismo è in Italia.

Se la situazione non fosse drammatica sarebbe per certi versi economica. La realtà è che siamo fragilissimi, appesi a un filo. Agli umori di Ncd, al tasso di popolarità del premier che ad autunno avrà un calo fisiologico con la necessaria manovra per il 2015 e la legge di stabilità, peraltro necessarie a confermare gli 80 euro in busta paga. Siamo in una precarietà istituzionale come in nessun altro paese europeo, aggrappati all'equilibrio di un galantuomo novantenne come Napolitano mentre c'è una gran voglia di veder cadere quello che sta sospeso sul filo non ci stessimo appesi tutti. Anche nel Pd ci sono alcuni che non aspettano altro. Ecco, alle elezioni ci si può precipitare così. Per il Pd non sarebbe un problema, ma per l'Italia sarebbe un dramma. Politico, economico, istituzionale.

 

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