May
27
2013
Letta, l'Europa, le riforme
Pubblicato sul magazine online www.lavalsugana.it

Scrivo mentre arrivano i primi dati sulle elezioni comunali a Pergine. Si profila un ballottaggio tra il candidato dell'Upt, sostenuto tra gli altri dal Patt, Marco Osler, e quello delle Liste civiche di opposizione, che hanno provocato la caduta della precedente giunta e le elezioni anticipate, Roberto Oss Emer. Marina Taffara, sostenuta da Pd e Verdi sarebbe solo terza. Mi dispiace molto per Marina, persona seria, onesta e competente. Ma sul piano politico, per il Pd del Trentino, è una lezione severa, da meditare. Attenti alla vocazione minoritaria, la stessa che ci ha portato alla "non vittoria" nazionale... Ci torneremo su.

La settimana scorsa, sono sceso a Roma lunedì 20 maggio sera. Mi aspettava una settimana lunga. Sarei potuto tornare a casa solo sabato, col treno che arriva a Trento alle 20,15. Avevo passato il week-end in compagnia, oltre che della mia famiglia, della... risoluzione di maggioranza: il testo da votare in Aula martedì 21, prima al Senato e poi alla Camera, dopo le comunicazioni del Presidente del Consiglio, Enrico Letta, sul Consiglio europeo che si terrà mercoledì a Bruxelles.

È un testo importante, non solo perché mette nero su bianco la posizione dell'Italia in Europa, ma anche perché rappresenta un'utile risorsa negoziale per il nostro premier. La signora Merkel è imbattibile in questa tattica: quando si sente stretta, a quel tavolo a 27 che ormai si riunisce una volta al mese e fa le veci di un vero governo dell'Europa, si trincera dietro il "Nein" del suo Bundesparlament. Come dire: non sono io che non voglio questo o quello, è il mio Parlamento che non me lo lascia fare. Letta vuole poter rispondere alla Cancelliera che anche lui ha un Parlamento col quale fare i conti.

La prima bozza della risoluzione l'aveva scritta Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera. E così com'era non andava proprio bene: era troppo (e inutilmente) polemica con la Germania e, indirettamente, con il Governo Monti, che peraltro era stato sostenuto dalla stessa maggioranza che ora sostiene il Governo Letta. Luigi Zanda, il nostro capogruppo, mi aveva quindi chiesto di lavorarci su e di proporre le correzioni e riformulazioni necessarie. Lunedì mattina gli avevo mandato il lavoro fatto e il resto della giornata era trascorso in contatti tra i gruppi parlamentari, i ministri più interessati, a cominciare da Moavero e Saccomanni, e Palazzo Chigi. Quando martedì mattina presto vado da Zanda, mi mostra l'ultima bozza. Gli faccio notare che solo alcune delle nostre osservazioni sono state accolte e soprattutto che sono rimasti alcuni passaggi per noi inaccettabili. La trattativa sul testo continua, per tutta la mattinata.

Dopo una breve seduta della mia Commissione (Esteri), alle 10 corro in Aula per il dibattito con Letta. Enrico tiene un'ottima relazione, che al termine del dibattito, nella mia dichiarazione di voto a nome del gruppo del Pd (chi fosse interessato a leggerli, può trovare entrambi i testi sul mio sito giorgiotonini.it) riprendo in quattro punti: una forte intesa tra Governo e Parlamento, in modo da presentare un Paese unito al confronto europeo; la riaffermazione della credibilità dell'Italia faticosamente riconquistata dal Governo Monti, tenendo fermi tutti gli impegni presi; proprio in forza di questa ritrovata credibilità, promuovere una svolta nella politica europea, che affianchi al necessario rigore nei conti pubblici, politiche espansive a sostegno della crescita e dell'occupazione, soprattutto giovanile; schierare l'Italia tra i paesi impegnati ad imprimere un colpo d'ala nella costruzione dell'Europa politica, fino al traguardo degli Stati Uniti d'Europa. Il testo finale della risoluzione non mi soddisfa appieno, ma è passabile. Lo approviamo a larga maggioranza.

Mercoledì mattina, alle 8,45, nuova seduta della Commissione Esteri. Stavolta all'ordine del giorno c'è il parere che, per gli aspetti di nostra competenza, dobbiamo inviare alla Commissione Bilancio, sul decreto che accelera il pagamento alle imprese dei debiti della pubblica amministrazione. Una vera emergenza nazionale, che sta portando al collasso migliaia di imprese (anche dalle nostre parti...), ridotte alla paradossale condizione di dover dichiarare fallimento non per debiti, ma per crediti. Casini ha chiesto a me di fare da relatore. Gli aspetti di nostra competenza sono due. Il primo, di carattere generale, riguarda l'impatto internazionale del provvedimento, che non può che essere positivo, proprio in quanto rimuove una ragione di inaffidabilità dell'Italia sui mercati internazionali, censurata dalla stessa Unione europea.

Il secondo aspetto, di carattere particolare, riguarda la copertura finanziaria. Nel testo originario, secondo la peggiore tradizione, per la quota-parte Esteri, il Governo aveva attinto a piene mani al fondo della cooperazione internazionale. Per fortuna, la dura reazione dei deputati Pd, che alla Camera sono maggioranza assoluta, aveva portato ad un cambiamento del testo, e ad individuare il fondo da ridurre in quello dell'indennità di servizio all'estero del personale, diplomatico e non. Personale che, ovviamente, ora è sul piede di guerra... Governare è difficile, soprattutto quando, come in questa fase storica, la coperta si fa sempre più corta.

A mezzogiorno c'è la riunione della presidenza del Gruppo Pd. Zanda ci riferisce del vertice di maggioranza (Letta con un paio di ministri, più i capigruppo Camera e Senato), che si è appena concluso, su tempi, modalità e contenuti del pacchetto riforme elettorali e costituzionali, insieme all'emergenza economica questione programmatica centrale per il Governo. Per mercoledì 29 è previsto sul tema riforme un dibattito in entrambe le Camere, col voto finale di una risoluzione. E martedì 28 mattina faremo un'Assemblea del gruppo con il ministro per i rapporti col Parlamento, Dario Franceschini.

La mia idea sulle riforme i lettori di PalazzoMadama la conoscono: per come è messa oggi l'Italia, la via più sensata è un accordo sul modello francese (elezione diretta del Presidente della Repubblica e di una sola Camera politica di 500 deputati col sistema uninominale maggioritario a doppio turno) e abolizione del Senato attuale, da sostituire con una Camera delle autonomie sul modello del Bundesrat tedesco. Pochi mesi fa era una posizione assolutamente minoritaria nel Pd. Ora sta guadagnando consensi, al punto che lo stesso segretario Epifani sembra orientato in questa direzione.

Giovedì pomeriggio, su proposta di Zanda, abbiamo tenuto una bella Assemblea del Gruppo Pd, in formato seminariale (una volta tanto la politica prova a studiare...), dedicata ad un confronto sui rapporti tra Italia e Germania, con la partecipazione dell'ambasciatore tedesco a Roma, Reinhard Schafers. Tocca a me introdurre l'incontro, proponendo al nostro ospite una riflessione critica sullo stato dei nostri rapporti bilaterali, con particolare riferimento alla discussione sullo stato e sulle possibili evoluzioni dell'Unione europea.

Nei prossimi giorni il testo della mia introduzione sarà disponibile sul solito giorgiotonini.it. Per riassumerne la sostanza, dopo aver messo le mani avanti con una confessione di filo-germanismo, ho detto che la crisi economica globale ha messo in evidenza tutti i limiti dell'attuale stato dell'integrazione europea. L'Europa, ho detto, si è chiusa in una gabbia, che sta diventando sempre più stretta e dalla quale potrà uscire solo utilizzando due chiavi: la prima si trova a Roma, la seconda a Berlino.

 

La chiave che sta a Roma sono le riforme che l'Italia deve fare, per restituire efficienza ai nostri conti pubblici e per far crescere la produttività non solo del lavoro, ma di tutti i fattori di contesto, a cominciare dalla pubblica amministrazione. Con il Governo Monti abbiamo cominciato a muoverci con decisione in questa direzione. Il Governo Letta deve andare avanti su questa strada, che martedì lo stesso premier ha definito della credibilità.

Ma per aprire la gabbia serve anche la chiave che sta a Berlino. Ed è la chiave di politiche espansive, che trainino la crescita in Europa, da parte della Germania e degli altri paesi in attivo, sia pubblico che commerciale. E da parte dell'Unione, di un bilancio federale che non solo non può e non deve essere ridimensionato, ma dovrà crescere nei prossimi anni, per utilizzare appieno la forza dell'euro, proprio come gli americani usano in chiave espansiva il bilancio federale, avvalendosi della forza del dollaro. Naturalmente, questo significa che l'Italia e la Germania, insieme alla Francia i grandi paesi fondatori dell'Europa, devono mettersi alla testa di una ripresa di iniziativa per l'Unione politica, per gli Stati Uniti d'Europa.

L'ambasciatore Schafers si è detto d'accordo con me al 90 per cento. Il 10 di differenza sta, a suo avviso, nella diversa enfasi sulla globalizzazione: attenti, ci ha detto, a non pensare che l'Europa sia un sistema economico chiuso, nel quale tutto si risolve modificando le relazioni tra noi. La sfida della competitività si vince o si perde nel mondo, non in Europa. Questo significa che se l'Italia non è competitiva nel mondo, non c'è politica espansiva della Germania che possa aiutarla: semplicemente perché i tedeschi compreranno più prodotti extraeuropei, non più prodotti italiani. Pacchetti turistici compresi.

Come dire: voi italiani dovete fare le riforme nel vostro interesse, non perché ve lo chiede la Merkel. Ed ha aggiunto, specificando di parlare a titolo personale: nessuno in Europa, almeno non la Germania, si impunterà su tempi e modi del vostro risanamento. Purché voi diate le necessarie garanzie di andare avanti con costanza lungo questa strada. Di nuovo, è un problema di credibilità. Difficile dare torto al nostro amico ambasciatore tedesco...

Venerdì e sabato mattina mi sono fermato a Roma per due impegni, uno istituzionale, l'altro politico. Quello istituzionale: ho accolto in Senato, a nome della Commissione Esteri, una delegazione della DOCA (Defense Orientation Conference Association), un'associazione Usa, no-partisan e no-profit, che si interessa di problemi di politica estera e di difesa. Quello politico: l'assemblea di Libertà Eguale, l'associazione di cultura politica presieduta dal mio amico ed ex-collega Enrico Morando.

 

0 commenti all'articolo - torna indietro

(verrà moderato):

:

:

inizio pagina